‘Why is the recovery of thought and philosophy conducted through an investigation into the one?’
The outcome of the arguments in the first part of the Parmenides is an aporia and Socrates’ profession (135c7) that he does not at all know where to turn in response to it. The aporia is as radical as can be imagined, because it concerns the prospect of philosophy, and indeed thought in general, being undermined. This prospect, Parmenides has concluded (135b-c), is a consequence of giving up on the existence of Forms, and on our desire to mark off and define them, in response to the series of objections that have been levelled against Forms.
The remainder of the dialogue is cast as at least the beginning of a recovery from this predicament, conducted in terms of an extended investigation into the one. But why is the recovery conducted in terms of this concept?
I argue that few other concepts could have served this task. A response to the radical aporia cannot, without begging the question, assume that there are Forms. Rather, it must rely on a concept that is both a basic element in all thought and a basis for arguing that there are Forms. For Plato, few concepts can accomplish this, and the concept of the one is pre-eminent among them. This is apparent already from Republic VII.523a-525a, if we understand this as an argument for the claims that, first, without the concept of the one, we cannot make judgements about any thing, including any sense-perceptible thing; and, secondly, what the one is cannot be understood by pointing to a sense-perceptible example-and-exemplar of a thing that is one (I defend more fully this reading of the Republic passage in a paper forthcoming in Etudes Platoniciennes).
I argue that Plato’s aim in the second part of the Parmenides is to take substantially further this project, of demonstrating that the concept of the one is a basic element in all object-directed thought; and to do this by distinguishing the many and various ways in which this concept is involved in such thought. This will amount to a defence of Forms, if we suppose that, first, the Form of a quality, F (e.g. of beauty, justice, goodness, cf. 135c8-d1), is what this quality is, if what it is cannot be specified by pointing to a sense-perceptible example-and-exemplar of a thing that is F (cf. 130d3-4); and, secondly, Forms are unitary and the cause of the unity of the things that partake in them.
This reading finds initial support in the transition to the second part of the dialogue, when Parmenides (at 136a-b) implies that only certain concepts, which typically come in opposites and are jointly true of all things, can serve the task ahead. They include: the one and the many; likeness and unlikeness; change and rest; generation and corruption; and being and not being. It is notable that these concepts call to mind both the koina of the Theaetetus and the megista genē of the Sophist; dialogues in which, we may suppose, Plato takes this project yet further.
Demonstrating that Plato’s investigation into the one is an investigation into a basic element in all object-directed thought will involve taking up a number of questions. Why is the investigation conducted not with reference to sense-perceptible things but with reference to intelligible things and potentially Forms? (135d7-e4) How does the investigation arrive at the idea of sense-perceptible things? (which it does by 155d-e) What is the import of the references to grasping the one, or the many, in thought (143a7, 158c2, 165a8, b5-6)? Why (after the first hypothesis) is the idea of participation central to the investigation? Is it because participation is a crucial condition for thought? For predication? Why must the investigation consider also the hypothesis that there is not a one, hence that nothing is one? Is it for the sake of showing that, in that case, nothing can be thought of? Does the second part of the dialogue take up the statement, made early in the dialogue (132b8-c4), that any thought is of something, and of some one thing? Is the view that Plato’s investigation is into the basic elements of object-directed thought consonant with the fact that the investigation is not into thoughts, but, if anything, into the objects of thought?
These (and related) questions are prompted by the conviction that the second part of the Parmenides is motivated not only by the objections to Forms raised in the first part, but also by Parmenides’ claim, following directly upon these objections (135b-c), that, any objections against Forms notwithstanding, Forms are needed for philosophy and indeed for thought in general. It is hard to see how the investigation into the one can be relevant in response to this aporia – on the one hand, there are serious objections against Forms, one the other hand, Forms are needed for philosophy and thought in general – unless it is an investigation into the basic elements of object-directed thought, and elements that can provide a basis for the commitment to Forms, in particular by its emerging that these elements are Forms and indeed primary among the Forms (cf. 130b3-5, where it is suggested that likeness and the one are primary among the Forms).
Perchè il recupero del pensiero e della filosofia è condotto attraverso una ricerca sull’uno?’
L’esito dei ragionamenti nella prima parte del Parmenide è un’ aporia e la dichiarazione di Socrate (135c7) di non avere nessuna idea di dove rivolgersi per dare una risposta. L’aporia è radicale come si può ben immaginare, perché concerne la prospettiva della filosofia, e in realtà il pensiero in generale, ad esserne minato. Questa prospettiva, ha concluso Parmenide (135bc), è una conseguenza della rinuncia alla realtà sia delle Idee sia del nostro desiderio di determinarle e definirle, in risposta alla serie di obiezioni che sono state mosse contro le Idee.
Il resto del dialogo è lanciato come l’inizio di un recupero di questa categoria, condotto come una estesa ricerca sull’argomento dell’uno. Ma perchè questo recupero viene condotto nei termini di questo concetto dell’uno?
Vorrei sostenere che pochi altri concetti avrebbero potuto servire questo compito. Una risposta all’aporia radicale non può, senza dare la domanda per scontata, assumere la realtà delle Idee. Piuttosto, ci si deve basare su un concetto che è sia un elemento fondamentale in tutto il pensiero sia una base per sostenere che ci sono Idee. Per Platone, pochi concetti possono raggiungere quest’obiettivo, e il concetto dell’uno è preminente fra di essi. Questo è evidente già dalla Repubblica (VII.523a-525a), se interpretiamo questo passaggio come un ragionamento per le affermazioni che, in primo luogo, senza il concetto dell’uno non si può esprimere giudizi su nessuna cosa, compresa qualsiasi cosa percepibile dai sensi, e, in secondo luogo, l’uno non può essere inteso indicando un esempio esemplificativo di una cosa che sia percepibile dai sensi.
Vorrei sostenere che l’obiettivo di Platone nella seconda parte del Parmenide è quello di andare sostanzialmente avanti con questo progetto, vale a dire di dimostrare che il concetto dell’uno è un elemento fondamentale in tutto il pensiero orientato a qualsiasi oggetto, e fare ciò distinguendo i molti e vari modi in cui questo concetto fa parte di tale pensiero. Ciò sara pari a una difesa delle Idee, se presupponiamo che, in primo luogo, l’Idea di una qualità, F (ad esempio, di bellezza, di giustizia, di bontà, 135c8-d1) è ciò che questa qualità è, se ciò non può essere specificato indicando un esempio percepibile esemplificativo di una che è F (130d3-4), e, in secondo luogo, che le Idee sono sia unitarie sia la causa dell’unità delle cose che participano in esse.
Questa lettura trova sostegno iniziale nel passaggio alla seconda parte del dialogo, quando Parmenide (136a-b) indica che solo certi precisi concetti, che di solito sono opposti fra di loro, possono sostenere il compito da svolgere. Questi includono l’uno e i molti, somiglianza e dissomiglianza, cambiamento e stasi, generazione e distruzione, essere e non essere. Questi concetti richiamano alla mente sia i koina del Teeteto sia i megista genē del Sophista, dialoghi in cui, possiamo supporre, Platone avanza ulteriormente con questo progetto.
Dimostrare che la ricerca di Platone nell’uno è una ricerca su un elemento fondamentale in tutto il pensiero orientato agli oggetti implicherà il prendere in considerazione una serie di domande. Perché la ricerca non è condotta con riferimento a cose percepibili dai sensi ma con riferimento a cose intelligibili e potenzialmente a Idee? (135d7-e4) In che modo la ricerca arriva all’idea di cose percepibili dai sensi? (il che accade entro il 155d-e) Quale è l’importanza dei riferimenti per cogliere l’uno, o i molti, nel pensiero vero e proprio (143a7, 158c2, 165a8, b5-6)? Perchè, dopo la prima ipotesi, l’idea della participazione è centrale per la ricerca? È per la ragione che la participazione è una condizione cruciale per il pensiero? Per la predicazione? Perché la ricerca deve considerare inoltre l’ipotesi che non c’è un uno, quindi che nulla è uno? È per dimostrare che, in questo caso, nulla può essere pensato? Il dialogo nella sua seconda parte si occupa dell’affermazione, fatta in precedenza nel dialogo (132b8-c4), che qualsiasi pensiero è di qualcosa e di una cosa singolare? La visione secondo cui la ricerca di Platone tratta degli elementi fondamentali del pensiero orientato agli oggetti è in sintonia col fatto che la ricerca non tratta di pensieri ma, semmai, degli oggetti del pensiero?
Queste e relative domande si originano dalla convinzione che la seconda parte del Parmenide sia motivata non solo dalle obiezioni contro le Idee sollevate nella prima parte ma anche con l’affermazione di Parmenide, che segue direttamente queste obiezioni (135b-c), che, nonostante qualsiasi obiezione contro le Idee, le Idee sono necessarie per la filosofia e in realtà per il pensiero in generale. Non vedrei bene come mai la ricerca nell’uno possa essere rilevante in risposta a quest’aporia (da un lato, ci sono serie obiezioni contro le Idee, dall’altro le Idee sono necessarie per la filosofia e in effetti per il pensiero in generale), a meno che non sia una ricerca sugli elementi fondamentali del pensiero orientato agli oggetti e su elementi che possono fornire una base per l’impegno verso le Idee, in particolare se diventa evidente che questi elementi sono Idee e in effetti primarie tra le Idee (v. 130b3-5, dove si suggerisce che la somiglianza e l’uno sono primarie tra le Idee).