Loading Events
This event has passed.

La Noesi nascosta. Sulla presenza della teoria platonica dell´Anima nella gymnasia del Parmenide (142a-144e, 155e-157b, 157b-159b)

 

L´obiettivo del mio contributo e´di mostrare che la concezione platonica dell´Anima e della sua attivita´noetica, oltre ai numerosi riferimenti della prima parte del dialogo (132a, 132b-c, 134a-e, 135b-c), e´fortemente presente anche nella sezione dedicata allo svolgimento delle ipotesi sull´Uno.

Presupponendo che il fulcro dell´esercizio dialettico sia l´analisi delle relazioni intelligibili (128e-130a, 135d-e), mi limitero´per brevita´a considerare i tre passaggi in cui la presenza di un soggetto pensante viene dichiarata espressamente o almeno e´piu´facilmente riconoscibile.

 

1) Nel passare dalla prima deduzione (137c sgg.) alla seconda (142a sgg.), ovvero da un´unita´priva di articolazione e non realmente essente (141e-142a) ad una unita´in se stessa molteplice ed essente sotto tutti i rispetti, non e´rilevante solo la diversa considerazione dei rapporti fra l´Uno e l´Essere. Nella seconda deduzione (Parm. 142b-144a) viene reso possibile il passaggio dall´Uno-Tutto di partenza (hen-holon), ciascuna parte del quale e´anch´essa un Uno che e´, al livello della distinzione in ognuna delle singole parti dell´Uno dall´Essere grazie al riconoscimento della loro Diversita´(heterotēs). Piu´chiaramente: cio´che permette di considerare l´Uno e l´Essere come entita´distinte (hetera allēlōn), e di derivare cosi´la serie dei numeri, e´il Pensiero (dianoia, da intendere qui nell´accezione generale di “Pensiero”, come in Phaedr. 247d1, piu´che in quella specifica usata in Resp. VI 510d4 sgg.).

Senza questa attivita´intellettuale di fondo non sarebbe in alcun modo possibile ne´passare dal livello ontologico o metafisico dell´Uno assoluto (comunque lo si voglia intendere) al livello dell´Uno che e´realmente, ovvero da un´unita´irriflessa ad una unita´riflessa e pensata dialetticamente, ne´in generale sarebbe possibile coinvolgere tutti quei Generi che caratterizzano e permettono lo sviluppo della seconda deduzione e delle successive.

 

2) Un approfondimento di questa funzione centrale dell´attivita´pensante di una Psiche lo abbiamo nel cosiddetto Corollario (155e-157b), dove la transizione fra Uno e Molti all´interno dell´Uno che e,´inteso come un Tutto, viene ulteriormente dinamizzata e chiarita nei suoi fondamenti ontologici.

Nel discutere il Corollario intendo mostrare:

  1. a) che la possibilita´di un metaballein eidetico fra tutte le forme di heterotēs e di enantiotēs menzionate nel testo non contrasta con la nota concezione delle Idee (e del Divino) come entita´eternamente invariabili e prive di quella specifica forma di metabolē chiamata alloiōsis, tipica degli enti visibili e corporei, delineata sia nel Fedone (78d sgg.) che in Repubblica II (377d-383c; cfr. Leg. X 893c sgg.). Non viene perciò esclusa la possibilità di un cambiamento autoprodotto, che non indurra´mai l´Idea a trapassare in una natura allotria, e si limitera´a svolgersi come scambio fra Quiete e Moto;
  2. b) che Platone, affermando (cfr. 162b-c) che la metabolē e´una kinēsis, sembra dirci che anche il mutamento considerato nel Corollario va inteso come un movimento. La conseguenza principale di questa assunzione è che una tale specie di movimento, per poter risultare ontologicamente superiore sia al Moto che alla Quiete, dovendoli comprendere in sé per permettere il metaballein dell’uno nell’altro, deve necessariamente rappresentarne la sintesi: la metabolē fra kinēsis e stasis non potrà che essere una kinēsis akinētos.

Ma il palese accento, fra i due ghenē coinvolti nell’unificazione, sul Movimento, che rimane a fondamento di questa fusione concettuale, è congruente sia alla definizione dell’Anima come archē kinēseōs kai metabolēs, che conosciamo dal Fedro e dalle Leggi (245c sgg. e 894b-896a), sia dalla descrizione della costituzione dialettica dell´Anima cosmica nel Timeo, in cui la coesistenza simultanea e atemporale di Movimento e Quiete si esprime nel suo essere Principio di vita e del tempo (cfr. 30b-c, 34a, 36d-e, 37e), e nella descrizione di quella dynamis dell’Anima cosmica il cui fine è il compiersi di noūs ed epistēmē: il circolo dell’Identico (Tim. 37a-c; cfr. Leg. X 897d e Resp. VII 524e).

Il Corollario sembrerebbe dunque confermare l´ipotesi che alla base della metabolē realizzantesi nella dimensione extratemporale dell´exaiphnēs, giaccia la concezione di una oūsia dinamizzata da un Principio di movimento di natura intellettuale/psichica: le Idee possono “passare”, perche´ esiste l´Anima.

 

3) Gli ultimi passaggi che discutero´provengono dalla quarta deduzione (157b-159b). L´analisi del relazionarsi dell´Uno che e´agli Altri che ne partecipano (intendo i singoli Uni che co-appartenengono questa Uni-Totalità), induce sia l´Uno che l´Essere a mostrare il loro volto “archetipico”: il metodo aferetico, introdotto in 158c2, procede ad isolare le componenti dell´Uno che e´togliendo l´Uno dallo holon. Cio´che rimane e´, da un lato, il pantelōs hen (cfr. Parm. 157c4, 159c5; Soph., 245a8-9), l’Uno assoluto forse descritto nella prima deduzione, e dall´altro, “la natura altra dall´Idea”/o “altra dall´Uno” (hetera physis toū eidoūs/henōs, 158c5-6). Questi sono i due volti in cui la Totalità compiuta, il teleion holon (157d7-e5) si mostra, quando si ‘eliminino’ da esso gli elementi che lo determinano come Uni-Totalità che è. Lo hen assoluto isolato col Pensiero dall´oūsia, è evidentemente Non Molti, mentre la natura Altra dall’Idea/dall´Uno, ridotta allo stato di latenza di Essere, risulta Non Uno, e considerata di per se´si mostra “infinita o indeterminata quantitativamente” (158c6-7). Entrambe queste manifestazioni rappresentano dunque, in maniera perfettamente speculare, negazioni dialettiche dell’Uno che è.

In questa analisi, che nel dialogo ci viene proposta come un “esperimento concettuale” (158c) il Pensiero funge quindi da elemento sceverativo di quelle componenti di Uno o Limite, e Illimitato, che, se oltre ad avere una rilevanza ontologica, avessero anche un significato metafisico, potrebbero dirci molto sia sulla struttura ontologica di fondo dell´Uni-Totalita´eidetica, sia sul modo in cui i concetti generalissimi di Uno e Quantita´indeterminata (forse un´allusione allo hen ed alla aōristos dyas della tradizione indiretta?) dovrebbero interagire in modo da “generare” il mondo eidetico (forse proprio il teleion holon di Parm. 157d7-e5).

L´attivita´pensante si rivelerebbe qui come uno strumento metodologico imprescindibile di analisi ontologica e forse anche metafisica della realta´ideale.

Concluderei dicendo che alla luce dei passi discussi risultano piuttosto evidenti sia la presenza che la funzione teoretica centrale di un movimento di natura intellettuale/psichica sullo sfondo dello sviluppo delle deduzioni concernenti l´Uno.

C´e´da chiedersi se questo Principio psichico di movimento, valga “solamente” come un Principio estrinseco, come espressione dell´attivita´pensante del filosofo-dialettico che indaga i modi possibili dell´Uno di relazionarsi all´Essere, o se invece debba considerarsi simultaneamente come un Principio dinamico intrinseco all´intelligibile che agisce anche dal suo interno.

Se cosi´fosse potremmo rileggere il passaggio dalla prima alla seconda deduzione (dall´Uno-Uno all´Uno che e´) come il passaggio da un´unita´disarticolata e non pensante ad una unita´complessa pensante se stessa dialetticamente.

Analogamente, potremmo rileggere il Corollario come descrizione dell´attivita´di un Principio di movimento e di divenire (non temporale!) che anima l´intelligibile dal suo interno.

Infine, potremmo vedere nei passaggi della quarta deduzione l´influsso del ruolo di mediazione (distinzione ed unificazione) ontologica e metafisica del Pensiero grazie alla quale la dualita´ancora indefinita di Pensiero ed Essere, che in quanto non e´ancora ne´Uno ne´Pluralita´ e´ancora un non-pensiero ed un non-pensato, puo´diventare un Pensiero ed un Pensato. Soggetto potenzialmente conoscente e Oggetto potenzialmente conoscibile riconoscono, nella mescolanza fra Uno e Quantita´indeterminata prodotta nell´atto conoscitivo, la loro comune struttura dialettica di Unitotalità, generando le condizioni per concepire l´intelligibile uni-molteplice come realmente esistente.

Vedere nel Parmenide l´agire di un Principio di movimento di natura noetica/psichica,  contribuirebbe cosi´ad una comprensione piu´profonda del significato che Platone attribuisce all´oūsia nel Sofista (248e-249b), nel chiamare il pantelōs on empsychon, in quanto deve includere in se´Vita, Intelligenza e Movimento (zōē, noūs e kinēsis), il che sarebbe impossibile senz´Anima, e della concezione del paradigma intelligibile nel Timeo come panteles zoōn (30c-31b).

 

The Hidden Noesis. On the Presence of Plato´s Theory of Soul in the gymnasia of the Parmenides (142a-144e, 155e-157b, 157b-159b)

 

In my paper I intend to show that Plato´s conception of the Soul with its noetic activity, besides the many references in the first part of the dialogue (132a, 132b-c, 134a-e, 135b-c), is still going strong in the section devoted do the development of the hypothesis on the One.

Assuming the analysis of intelligible relations to be the core of the dialectical exercise (128e-130a, 135d-e), I will confine myself, to be concise, to discuss three passages in which the presence of a thinking subject is explicitly admitted or is at least easily recognizable.

 

1) In the transition from the first deduction (137c sgg.) to the second (142a sgg.), that is from a unity bare of structure and not even existing (141e-142a) to a manifold unity that truly is, the attitude in considering the relation between the One and Being is not the only thing that makes the difference. In the second deduction (142b-144a) the passage from the One-Whole (hen-holon) of the very beginning, each part of which itself is a “One that is”, to the level of the distinction within each of these parts of the One from Being, is made possible thanks to the acknowledgement of their Difference (heterotēs). To say it better: that what allows to consider the One and Being as two distinct entities (hetera allēlōn), and to derive the sequence of numbers is Thought (dianoia, to be broadly understood as in Phaedr. 247d1, and not in its narrower sense as in Resp. VI 510d4 sgg.).

Without this basic intellectual activity it would neither be possible to move from the ontological or metaphysical level of the absolute One (however one wants to interpret it) to the level of the One that truly is, i.e. from an unreflected unity to a unity thought of as dialectically structured, nor it would be possible to involve all those Kinds functioning as driving power of the logical development of the second and of the following deductions.

 

2) A deepening of the crucial role of the Soul´s thinking activity is provided in the Corollary (155e-157b), where the change occurring within the One and Whole from the One to the Many further increases its dynamism and becomes clearer about its ontological foundations.

By discussing the Corollary I intend to show:

  1. a) that the possibility of an ideal metaballein among all forms of heterotēs and enantiotēs mentioned here does not counter the well-known view of Ideas (and of the Divine) as eternally unchangeable entities bare of that specific form of metabolē called alloiōsis, typical of visible and bodily entities, and outlined both in the Phaedo (78d sgg.) and in Republic II (377d-383c; cfr. Leg. X 893c sgg.). Therefore, a self-produced change, that will never force Ideas to transform into extrinsic natures, and will be limited to a passage between Movement and Rest is allowed;
  2. b) that Plato, claiming that metabolē is kinēsis ( 162b-c), refers to the notion of change in the Corollary as well. The main consequence of this assumption is that such a kind of movement, to be ontologically prior to both Movement and to Rest, for it should include both to enable their mutual metaballein, must be necessarily their synthesis: the metabolē between kinēsis and stasis can only be a kinēsis akinētos.

The clear emphasis on Movement, is coherent with the definition of the Soul as archē kinēseōs kai metabolēs known both from the Phaedrus and the Laws (245c sgg. and 894b-896a), and from the account of the dialectical constitution of the World-Soul in the Timaeus. Here, a temporal coexistence of Movement and Rest discloses in the description of the Soul as Principle of life and time (30b-c, 34a, 36d-e, 37e), and of its dynamis to generate noūs and epistēmē: the circle of Identity (Tim. 37a-c; cfr. Leg. X 897d e Resp. VII 524e).

So, the Corollary seems to legitimate the conception of Being as vivified by a Principle of intellectual/psychic movement laying behind the metabolē taking place in the extratemporal dimension of exaiphnēs: Ideas can “pass by” because the Soul exists.

 

3) The last passages I will discuss are taken from the fourth deduction (157b-159b). The analysis of the relation between the One and the Others partaking in it (the individual unities belonging to this Uni-Totality), leads both the One and Being to show off their “archetypal” features: the aphaeretic method, introduced in 158c2, isolates the elements of the “One that is” by removing the One from the holon. What is left is, on the one hand, a pantelōs hen (Parm. 157c4, 159c5; Soph., 245a8-9), maybe the absolute One of the first deduction, and on the other hand, “the nature other than the Idea”/or “other than the One” (hetera physis toū eidoūs/henōs, 158c5-6). These are the two faces of the fulfilled Totality, teleion holon (157d7-e5) disclosed once we separate its basic constituents from each other. The absolute hen isolated by Thought from the oūsia, is evidently Not-Many, while the nature Other than the Idea/than the One, reduced to a mere latency of Being, is a Not-One, “infinite or indeterminate as regards to quantity” (158c6-7). Both natures represent, in a mirror-like way, dialectical negations of the “One that is”.

In this inquiry, suggested in the dialogue as a “conceptual experiment” (158c) Thought serves as instrument to distinguish the One or Limit from the Limitless. If these notions would have, besides their ontological meaning, a metaphysical pregnance as well, they would provide us with important informations concerning both the fundamental ontological architecture of the ideal Uni-Totality and the way in which the most general concepts of One and indeterminate Quantity (an allusion to hen and aōristos dyas of the indirect tradition?) should interact in order to “generate” the ideal reality (plausibly the teleion holon in 157d7-e5).

In this case the thinking activity would become an irreplaceable methodological instrument of ontological and of metaphysical analysis of ideal Being.

To conclude, the chosen texts clearly show off presence and theoretical importance of a psychic/intellectual movement on the background of the second part of the Parmenides.

The challenging question is whether the value of this psychic Principle of movement is “only” extrinsic, i.e. whether it expresses “just” the thinking activity of the philosopher-dialectician inquiring the possible interconnections of One and Being, or whether it would be more correct to consider it as a dynamic Principle immanent to the intelligible and acting in it from within.

If this would be the case, we could re-read the passage from the first to the second deduction (from the “One-One” to the “One that is”) as a transition from a disjointed and “unaware” to a dialectical self-thinking unity.

Similarly, we could see the Corollary as the description of a Principle of movement and (non-temporal!) becoming, able to breathe life into Being.

Finally, we could discover in the fourth deduction the ontological and metaphysical mediating influence of Thought, due to which the still undefined duality of Thought and Being, can develop into a structured unity. The potential Subject and Object of knowledge recognize in the mixture of One and undetermined Quantity occurring in the act of knowing their common dialectical nature, producing the conditions to conceive the intelligible Uni-Totality as truly existing.

Seeing in the Parmenides the agency of a Principle of noetic/psychic movement, would increase our comprehension of both Plato´s characterisation of oūsia in the Sophist (248e-249b) as pantelōs on/empsychon, for it has to include Life, Intelligence and Movement (zōē, noūs and kinēsis), which would be impossible without Soul, and of the conception of the intelligible paradigm in Timaeus as panteles zoōn (30c-31b).

Share This Story, Choose Your Platform!

Go to Top